Tutto un lunghissimo arco di storia, che sul finire del Quattrocento si illumina dei capolavori del più grande figlio di Monte San Savino, lo scultore-architetto-ceramista Andrea Contucci detto il Sansovino e che nei secoli successivi trova un filo conduttore di mirabile coerenza nell’attività mai interrotta di quelle dinastie savinesi di ceramisti (gli Aretini, i Cungi, gli Anselmi, i cui forni si spengono solo nel primo quarto del XX secolo).
Da queste profonde radici culturali, il giovane Giotto Giannoni trasse la conoscenza tecnica e artistica della ceramica, e l’ispirazione per una personale ricerca innovativa. Nel corso della sua memorabile esistenza dette vita a innumerevoli e fantastici stili ceramici che nel corso dell'attività dell'azienda si sono evoluti e modificati.
La tecnica del Graffito, largamente adottata nella Bottega Giotto fin dalla sua fondazione, consiste nell'incisione mediante una punta metallica dell'argilla ancora cruda e già ingobbiata, in modo che più netti e profondi risultino i contorni delle figure e delle decorazioni. Successivamente, dopo la prima cottura, gli oggetti venivano decorati con colori policromi.
La tecnica risale alla nascita dell'azienda, stile sviluppato dal fondatore Giotto Giannoni, successivamente ripreso e modificato dai collaboratori e dal figlio Araldo. Lo stile è classico della Bottega Giotto e consiste nello scorcio di un tipico paesaggio toscano, con le sue casine, i fienili, i cipressi, le stradine, tutto raccolto in un evanescente limpido cielo che fa da sfondo.
La tecnica risale ai primi anni 60, quando l'azienda viene ereditata dal figlio Araldo. Lo stile consiste in un susseguirsi di tralci floreali apparentemente identici, che si ripetono in modo circolare su tutta la superficie dell'oggetto. Caratteristica di questo stile è la continua diversità delle composizioni floreali, che rendono ogni oggetto un pezzo unico.
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